HORUS

HORUS

Benvenuti alle Porte di Orione

"No time, no space, another race of vibrations..."
Una dimensione parallela, in cui il tempo cessa di scorrere e lo spazio non ha più alcun significato.
In realtà, nulla ha un significato proprio, oltre quello che noi gli attribuiamo o che crediamo di conoscere.
Sono Horus Der Wanderer, e sulla rotta tracciata dagli occhi di smeraldo dell'antico Gabbiano, scivolando sull'onice del Cielo e proseguendo oltre le miniere d'argento della settima Luna, Iside mi svelò la via della costellazione mitologica ove adesso vago.
Molti ho incontrato sul mio cammino, che avevano smarrito la propria via o semplicemente ne cercavano una nuova.
Io sono colui che accompagna attraverso i varchi dell'Esistenza.
Benvenuti alle Porte di Orione.
Horus il Viandante.

domenica 21 dicembre 2008

La Porsche di Diogene

(pubblicato su Le Seagull Magique, 23 maggio 2008)

Da che nascono i malesseri?
Malesseri.....questa se ne é andata, quello mi manca etc etc.
Bene, e da che nasce il malessere? risaliamo ancora più alla fonte: io amo fare trekking nella Natura, e quindi andare a vedere le cascate é per me uno spettacolo sempre commovente.
E, soprattutto, produttivo.
Il malessere nasce da un bisogno non soddisfatto: per raggiungere un determinato target di benessere, che mi renda sereno e felice, io ho bisogno di determinate cose.
Per vivere, ho bisogno di proteine, carboidrati, vitamine e così via dicendo.
In assenza di questi elementi, scatta il malessere che fonda il bisogno, ovvero quello stato di non equilibrio che spinge alla ricerca degli elementi che permettano il ripristino dello stato di benessere, ovvero di equilibrio.
In cosa differisce, dunque, il bisogno dal desiderio? Il bisogno si configura tutte quelle volte in cui un livello minimo deve essere ancora raggiunto (si é "in riserva", in altri termini), mentre il desiderio, all'opposto, presuppone che quel livello sia già raggiunto e consolidato, e lo si voglia solo....come dire...."migliorare".
Insomma, come costruire un attico su un palazzo già esistente.
Il bisogno, o necessità, fonda quindi una spinta compulsiva.
Il desiderio, una spinta deliberativa, basata solo su un atto di volontà cosciente.
Altro é dire "ho bisogno di mangiare", altro é dire "desidero mangiare una torta Sacher".
Il bisogno di mangiare una torta Sacher é una devianza mentale patologica.
Mentre un bisogno insoddisfatto genera vero e proprio malessere, un desiderio insoddisfatto può generare, al più, fastidio e basta. Ti ci incazzi, ma non ci stai certo male.
Da cosa nascono, dunque, i miei malesseri? per logica, dovrei dire da bisogni insoddisfatti.
Tuttavia, se risalgo dal malessere attuale al bisogno presupposto, trovo qualcosa di interessante e preoccupante al tempo stesso.
Buttiamola sul piano sentimentale, giusto per capirci.
A tutti é capitato di avere delle delusioni sentimentali (dire "d'amore" é parola troppo grossa e soprattutto inflazionata. Siccome io sono un snob di merda, non voglio confondermi col popolo bue).
Bene, si prova molto malessere: é il malessere della privazione, é il malessere della prospettiva che va a nigeriane, etc etc.
Andiamo alla radice. Se Tizia mi fa una vaccata e sparisce dalla mia vita, io provo malessere (o almeno dovrei, giusto per rispettare la tradizione. Ci sono casi in cui sarebbe opportuno stappare un paio di Moet Chandon).
Iniziamo il giochetto malessere ----> bisogno.
La domanda é: se io provo malessere perchè Tizia se ne va, ciò vuol dire che io ho bisogno di Tizia? La risposta dovrebbe essere sì, per logica.
E a questo punto, le possibili soluzioni al busillis son due.
O la logica é morta sotto la scure impietosa di Jean Paul Sartre, o noi abbiamo clamorosamente fallito un presupposto.
Posto che Sartre é giunto a sostenere (anticipando Matrix) che noi nemmeno esistiamo se non come pura illusione ottica, io propenderei per la seconda.
Anche se lo vorrei, non credo affatto che la mia panza sia un'illusione ottica.
Augurando ogni bene a Tizia, l'esempio può essere riferito a qualsiasi aspetto della vita...lavoro, famiglia, etc etc.
Da cosa nascono questi "bisogni"? Se Tizia fino a tre mesi prima nemmeno esisteva nella mia vita, come é possibile che adesso essa configuri bisogno? Perchè la nostra mente é andata in palla, ecco perchè.
Noi stessi siamo stati gli artefici di un bisogno che in realtà non esiste, e come siamo stati gli artefici del nostro bisogno, siamo stati parimenti gli artefici del nostro conseguente malessere.
Torniamo indietro: io ho bisogno oggettivamente di Tizia? Oggettivamente, no.
Vivo, mangio, bevo, cago senza Tizia...e quindi? Quindi mi son fottuto con le mie stesse mani, tutto qui (torno a dire, riferisco a me l'esempio per comodità. Non ho il piacere di conoscere Tizia).
Io NON ho bisogno di Tizia, poichè io sono io, sono sempre stato e sempre sarò io, a prescindere da Tizia.
Ergo, il mio malessere non ha motivo di esistere.
Dal pensiero, occorre poi passare all'azione.
Quando noi creiamo un bisogno fittizio, apriamo una falla nel sistema.
In pratica, un pezzettino del nostro Essere, viene sostituito dal bisogno.
Questo é molto pericoloso, perchè quel pezzettino di noi, colonizzato dal bisogno, si tramuta in una sorta di porta aperta a senso unico....col bisogno, da noi esce tutto e non entra nulla: disperdiamo da quella falla molte delle nostre energie, ed entriamo in una spirale perversa in cui non facciamo altro che moltiplicare progressivamente i bisogni fittizi, in progressione geometrica.
Il bisogno di Tizia, la cui assenza mi provoca malessere, mi spingerà a creare il bisogno di Caia, che supplirà alla mancanza di Tizia, e quando Caia se ne andrà, soffrirò del doppio malessere Tizia-Caia che mi spingerà a creare un terzo bisogno in cui cercherò una Sempronia etc etc.
E le falle di sistema si moltiplicheranno come metastasi.
Devo solo riprendere me stesso nella propria interezza, e così abbatterò il bisogno fittizio che io stesso ho creato.
Attenzione, abbatterò il bisogno, e non mi limiterò soltanto ad abbattere il malessere tipo trattamento sintomatico con l'Imodium.
Qui si va giù di brutto con gli antibiotici, con buona pace di Tizia, Caia, Sempronia e parentado vario.
Turo quella falla e procedo col mio IO e col mio essere di nuovo integro e sano.
Indubbiamente, la mia é una ricostruzione che solleverà le vibranti proteste delle case discografiche italiane e dei manager dei vari cantautori così encomiabilmente impegnati nel cantare il mal d'amore.
Certo, disse una grande verità il saggio uomo che, allorquando l'ineffabile Nek ci informò che "Laura non c'è", rispose "e chi se ne frega".
Tuttavia, io non sono uno psicologo e quello che avete letto qui sinora sono solo emerite cagate.
Vado a farmi un caffè, che ne ho davvero bisogno, mentre ancora mi domando che diavolo ci avrebbe fatto Diogene alla guida di una Porsche.

Nessun commento:

Posta un commento